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CCFS: svolta green degli investimenti sostenibili secondo la nuova tassonomia europea

Entrerà in vigore nel 2023, ma il mondo degli istituti di credito sta già ricevendo le prime sollecitazioni dalla Banca d’Italia per iniziare a rendicontare la classificazione del proprio attivo in termini di sostenibilità. La tassonomia finanziaria dell’Unione Europea è il punto di riferimento degli investimenti e il fattore fondamentale per lo sviluppo di una finanza “green” anche per gli intermediari finanziari come CCFS (Consorzio cooperativo finanziario per lo sviluppo) di Reggio Emilia. Perché, se le disposizioni Ue si applicano materialmente soprattutto ai prodotti finanziari destinati al pubblico o agli investitori istituzionali (come fondi e bond), anche chi fa intermediazione – se vuole contribuire ad orientare gli investimenti nella direzione della sostenibilità, orizzonte chiave del sistema cooperativo – dovrà riferirsi alla definizione comune europea data dalla tassonomia.   
Se ne è discusso oggi a Bologna in occasione dell’Assemblea generale di bilancio di CCFS che, dopo aver approvato i conti del 2021, ha ospitato rappresentati delle istituzioni e della finanza per approfondire la sostenibilità degli investimenti finanziari e le nuove regole al riguardo. All’appuntamento con le cooperative socie di CCFS a FICO Eataly World di Bologna – che ha visto in platea oltre 200 rappresentanti del mondo cooperativo e bancario –  hanno preso parte Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e del CEMR – Consiglio Europeo degli Enti Locali, Elisabetta Siracusa, Consigliere Principale DG FISMA UE – Direttorato per la stabilità finanziaria ed i servizi finanziari, Antonio Cesarano, Capo Strategie globali Intermonte Sim, Stefano Dall’Ara, presidente CCFS – Consorzio Cooperativo Finanziario per lo Sviluppo e Mauro Lusetti, presidente nazionale Legacoop, con il coordinamento della direttrice Commerciale di CCFS Simona Caselli.
 
Il Bilancio 2021 di CCFS attesta che per il secondo anno il Consorzio ha centrato gli obiettivi del Piano Strategico 2020-2022, con un margine di gestione ordinaria oltre quota 3,5 milioni e un risultato economico prima di accantonamenti e rettifiche di oltre 6 milioni di euro. La raccolta da soci è stata di 608 milioni di euro (+8%), mentre la posizione finanziaria netta è risultata positiva per oltre 16 milioni. “Un risultato che – ha spiegato il presidente di CCFS Stefano Dall’Ara – è il frutto di un importante lavoro di una squadra e alla motivazione di tutto lo staff CCFS, che ha ereditato una situazione molto complessa ed è riuscita a rimettere in carreggiata il Consorzio grazie anche allo sforzo dei nostri 900 soci, che hanno potuto contare su un Cda efficiente e un collegio sindacale proattivo”.
Anche quest’anno, CCFS ha voluto legare l’approvazione del bilancio a un momento di riflessione pubblica, per fornire strumenti di conoscenza utili a individuare strategie e orientare gli investimenti verso sistemi sostenibili e l’economia circolare. Una scelta particolarmente rilevante per le imprese cooperative, per loro natura intergenerazionali, che guardano al futuro e alle prossime generazioni.
La missione di CCFS continua a essere importate per lo sviluppo del territorio. “Sono convinto – ha dichiarato il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini – che CCFS possa svolgere un ruolo importante anche sulla partita energetica del grande parco eolico che sorgerà al largo della costa Ravennate; il progetto Agnes vale circa un miliardo di investimenti e la finanza cooperativa potrà avere un ruolo interessante. Anche se – ha ribadito Bonaccini – la situazione di pandemia energetica è tale da richiedere un nuovo recovery plan ad hoc da parte dell’Unione europea”. Bonaccini ha poi anticipato che, per attrarre nuovi profili lavorativi in autunno, la Regione varerà un pacchetto di welfare che renda appetibile la scelta di venire a vivere e lavorare in Emilia-Romagna.   Il tutto nella speranza – come ha ribadito Antonio Cesarano, Capo Strategie globali Intermonte Sim – che l’economia trovi un nuovo equilibrio e la pressione inflattiva rallenti la sua corsa. Nel frattempo, in Europa si stringono i tempi per favorire gli investimenti sostenibili: “Proprio a questo mira la tassonomia degli investimenti – ha ribadito Elisabetta Siracusa, Consigliere Principale DG FISMA UE – Direttorato per la stabilità finanziaria ed i servizi finanziari – che ha lo scopo di aiutare le imprese e il mondo della finanza ad orientare i propri investimenti verso la transizione energetica e il contrasto al cambiamento climatico. La tassonomia, per la prima volta, stabilisce i criteri attraverso i quali definire le attività delle imprese con obblighi di informative che siano chiari e comprensibili anche alle tante Pmi che in seconda battuta saranno chiamate ad adempiere”. E sul tema della tassonomia è intervenuto anche Mauro Lusetti, presidente nazionale Legacoop che, dopo aver elogiato il bilancio di CCFS, ha sostenuto come “le coop devono studiare per acquisire le competenze necessarie per affrontare le problematiche derivanti dalla nuova tassonomia Ue, anche se noi abbiamo nel nostro Dna il valore della sostenibilità, anche come patto intergenerazionale di un sistema produttivo che conserva le ricchezza prodotta senza distribuirla a nessun azionista”.

 
Il CONSORZIO COOPERATIVO FINANZIARIO PER LO SVILUPPO (CCFS) è una struttura di intermediazione finanziaria cooperativa che opera su tutto il territorio nazionale. Nato nel 1904 per rafforzare i trasporti ferroviari nella provincia di Reggio Emilia, oggi si prefigge di promuovere lo sviluppo e il consolidamento del movimento cooperativo e mutualistico italiano, favorendo la costituzione di nuove cooperative o società da esse partecipate, e supportando in particolare delle circa 900 imprese cooperative socie. CCFS favorisce l’accesso al credito per i soci prestando garanzie in loro favore, concedendo prestiti, mutui ed anticipazioni in genere, fornendo servizi di consulenza finanziaria.
Nel 2020 Il Consorzio ha registrato un attivo consolidato di 796 milioni di euro e un patrimonio immobiliare di circa 150 milioni, con circa 72 milioni di patrimonio netto consolidato.