Di seguito l’intervento di Edwin Ferrari, presidente Legacoop Emilia Ovest, pubblicato sulla Gazzeta di Reggio, venerdì 29 agosto 2025.
Viviamo in territori che storicamente hanno un’alta densità cooperativa e che hanno visto nel corso del dopoguerra l’affermarsi di modelli collaborativi all’interno delle comunità piuttosto che di competizione esasperata e antagonismo.
Sono convinto esista uno spazio per una riflessione sul ruolo che la cooperazione può avere di certo non nel risolvere tutte le diseguaglianze, ma come possibile strumento di bilanciamento, di correzione delle peggiori storture sociali ed economiche a cui stiamo assistendo.
Romano Prodi ha ribadito come a livello europeo la cooperazione può svolgere proprio questo ruolo distribuendo ricchezza ma soprattutto diritti e protezione sociale su una più ampia fascia di popolazione.
Ma cosa ci aspetta nei prossimi anni in tema di welfare, educazione e sanità? Purtroppo la demografia dà una direzione chiara. Si accentuerà il processo di invecchiamento della popolazione. Anche se la nostra regione manterrà una sostanziale stabilità della popolazione residente, il rapporto fra la popolazione anziana (maggiore di 64 anni) e quella giovanile (minore di 15 anni) salirà da 1.88 del 2020 al 2.50 del 2030, così come aumenterà il rapporto fra la popolazione inattiva e quella attiva.
Sarà quindi sempre più difficile trovare nella rete familiare e nella rete sociale informale aiuti nei processi educativi ed assistenziali.
Da solo il pubblico non ce la farà. Siamo ad un punto di svolta per definire quale modello di protezione sociale avremo nei prossimi 30 anni. È evidente come si stia sviluppando una risposta di welfare privato perché quello pubblico non riesce nel tempo a mantenere i livelli quantitativi e qualitativi dell’offerta.
Ma ciò che non è pubblico non è ovviamente tutto uguale.
La forma cooperativa è per definizione costituzionale, ruolo storico, forma societaria, risorsa che può affiancare (non sostituire!) stato e istituzioni per affrontare la sfida che ci attende.
Siamo ad un bivio dove l’alternativa ad un abbraccio forte fra pubblico e privato sociale è quella dell’affermazione del solo mercato di profitto, dove i servizi saranno accessibili solo a chi se li potrà permettere, senza equità e con grandi differenze.
La cooperazione è in grado di dispiegare flessibilità organizzativa, motivazione e preparazione del personale, creatività nella risposta a nuovi bisogni che sono differenti dalla risposta pubblica a cui si riconosce però l’indiscutibile ruolo di indirizzo e definizione delle priorità sociali.
Con le giuste risorse, riconoscendo un ruolo progettuale, la cooperazione può contribuire a rendere sufficiente l’impegno pubblico per rispondere alle richieste di welfare che ci attendono.
Il Presidente Mattarella ha espresso un concetto estremamente importante per la cooperazione e per il ruolo che la Costituzione le ritaglia nel nostro ordinamento: “mentre la responsabilità sociale delle imprese di profitto ne rappresenta il limite, il confine, affinché la ricerca del massimo guadagno non arrivi a ledere la società, per la forma cooperativa questa responsabilità ne rappresenta la finalità”.
Rileggiamo allora la direttiva della commissione Europea che incentiva lo sviluppo delle imprese dell’economia sociale come futuro per la responsabilità verso gli altri e verso l’ambiente. La cooperazione, rappresenta in Italia oltre l’85% di tutta l’economia sociale e diventa imprescindibile per il consolidamento di una società fatto non solo di ricchezza accumulata ma anche di welfare e diritti.