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Confcooperative e Legacoop rispondono al segretario generale della Cgil Guido Mora

Lascia sconcertati l’intervista del segretario generale della Cgil Guido Mora pubblicata sulla Gazzetta di Reggio di mercoledì 22 novembre. Sia per le argomentazioni addotte, sia per il momento in cui è stata rilasciata.
Proprio nel momento in cui è ripartita la trattativa tra Centrali cooperative e Cgil, Cisl e Uil per il rinnovo dell’ERT (Elemento Retributivo Territoriale)  per le cooperative sociali e a Roma sono in atto le trattative per il rinnovo del Contratto nazionale delle cooperative sociali, il segretario Mora mette ora in discussione il ruolo della cooperazione sociali in un settore fondamentale, non solo a Reggio Emilia, come quello dell’assistenza agli anziani, Quindi, in pratica, la Cgil disconosce qui a Reggio Emilia un settore per il quale contestualmente sta discutendo il rinnovo contrattuale a livello locale e nazionale. Ci sembra una posizione alquanto bizzarra e comunque imbarazzante, dovendo discutere del contratto con un sindacato che non riconosce il settore a cui il contratto si applica.
Il segretario Mora ritorna poi su un argomento che gli è evidentemente caro, ma che credevamo superato da tempo: quello della reinternalizzazione di tutti i servizi alla persona. Le politiche del welfare in Emilia-Romagna e in Italia (e su questo non è marginale l’inadeguatezza delle risorse pubbliche a fronte di un aumento dei bisogni) da anni vanno in tutt’altra direzione: basti leggere attentamente il Piano Sociale Sanitario 2017-2019 per capire che la filosofia della Regione, da noi condivisa, è opposta a quella immaginata dal segretario della Cgil.
Buona parte dei servizi di cui parla Mora da anni sono erogati dalle cooperative sociali e da altri soggetti privati con il sistema dell’accreditamento, che non è una invenzione della cooperazione sociale, ma nasce da una scelta precisa e unica nel panorama italiano della Regione Emilia-Romagna, che per legge  riconosce “il ruolo e la rilevanza sociale ed economica delle espressioni di auto-organizzazione della società civile in ambito sociale, con particolare riferimento alle organizzazioni di volontariato, alle cooperative sociali, alle associazioni di promozione sociale”.
L’importante e del tutto legittimo ruolo che la cooperazione sociale svolge nel sistema sociale italiano è stato ribadito con estrema chiarezza anche nella recente Riforma del Terzo Settore, di cui la cooperazione sociale è parte rilevante.
Dall’intervista del segretario Mora sembra evidente che la Cgil reggiana voglia ribaltare scelte politiche e organizzative della Regione Emilia-Romagna e del Parlamento, senza peraltro affrontare un problema imponente: quello delle compatibilità economiche rispetto alle politiche del welfare.
Anche altre affermazione della Cgil dovrebbero essere rivolte ad altri soggetti. il calcolo dell’Irap non è una autodeterminazione delle cooperative sociali, ma una scelta di competenza delle Regioni. E infatti il calcolo dell’Irap varia da Regione a Regione, con effetti distorsivi anche per le cooperative sociali.
Anche il tema del differenziale delle retribuzioni tra lavoratori pubblici e lavoratori delle cooperative sociale (che percepiscono retribuzioni sensibilmente più contenute) è questione antica: nella cooperazione sociale si applica un contratto di lavoro nazionale e un accordo territoriale, sottoscritti anche dalla Cgil e ora  in fase di rinnovo. Sembra ora che la Cgil voglia disconoscere accordi da lei sottoscritti, dimenticando che i livelli di retribuzione nelle cooperative sociali derivano in buona parte dalle risorse messe a disposizione, anche con il sistema dell’accreditamento, dalla Regione e dalle amministrazioni pubbliche. In questa confusione di idee, resta un fatto: il segretario della Cgil non appare né rispettoso delle cooperative sociali né dei loro lavoratori (in larghissima parte soci) e, infine, neppure del ruolo di coordinamento e di controllo che esercitano le pubbliche amministrazioni, che hanno scelto la via della collaborazione con le cooperative sociali per la qualità che sanno esprimere sui servizi e sulla sostenibilità che garantiscono al nostro sistema di welfare.