Per rendere il reclutamento più semplice e veloce, il Consorzio ha creato una sorta di rete di coordinamento fra le varie attività, una banca dati di persone, da cui le aziende possono attingere in caso di difficoltà. La maggior parte dei caseifici si trova proprio nelle province duramente colpite dal virus come Reggio Emilia, Parma, Modena, Mantova.
“Dal punto di vista operativo il decreto non ci blocca, non ci cambia nulla, perché il trasporto delle merci è consentito – spiega all’ANSA Nicola Bertinelli, presidente del consorzio – e perché l’attività nei caseifici è ‘comprovata necessità lavorativa’ ma ci spaventa il fatto che molte nostre attività non siano differibili nel tempo e quindi temiamo le quarantene obbligatorie come da normative sanitarie”.
Inoltre il consorzio chiede al Ministero delle Politiche agricole e all’Ue una deroga al disciplinare, come previsto da legge 1151/2012 che regola le Dop in caso di emergenze sanitarie, per la parte relativa agli orari di realizzazione del formaggio.