Mostra Fotografica di Ivano Bolondi
Palazzo Pigorini
Strada della Repubblica, 29/a, PARMA
dal 17 novembre al 23 dicembre 2018 – inaugurazione sabato 17 novembre, ore 17:30
Orari di apertura:
giovedì e venerdì dalle ore 15:00 alle 19:00
sabato e domenica dalle ore 10:00 alle 12:00 e dalle ore 15:00 alle 19:00
Ingresso gratuito
Organizzazione: Centro Sociale Universitario (Arnaldo Amadasi, Giovanni Calori, Vanni Villa) e Pier Luigi Montali
Progetto allestimento: Studio di Architettura Matteo Colla
Realizzazione allestimento: Madioprint Reggio Emilia
Progetto grafico: Artoni Grafica di Artoni Mario, Montecchio Emilia (RE)
Tra gli sponsor: Legacoop Emilia Ovest e Assicoop Emilia Nord
BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Ivano Bolondi vive a Montecchio Emilia (Reggio Emilia) dove è nato. Fotografa dagli inizi degli anni settanta e dai primi anni ottanta ottiene importanti riconoscimenti in Italia e all’estero. Nel 1992 gli è stata conferita dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) l’0norificenza AFI (Artista Fotografo Italiano). È stato designato dalla FIAF Autore dell’anno 2005 e Maestro della Fotografia Italiana (MFI) nel 2007. Sue opere sono conservate presso l’Istituto di Cultura Brasile – Italia di Recife, l’Accademia Carrara di Bergamo, il CSAC (Centro Studi Archivio della Comunicazione) dell’Università di Parma, il MiM – Museum in Motion di S. Pietro in Cerro di Piacenza, la Casa Reale della Thailandia, ed in Birmania presso la residenza di Aung San Suu Kyi (Premio Nobel per la pace nel 1991). Le sue fotografie sono state oggetto di numerose esposizioni e sono state pubblicate su diversi libri, monografie, riviste, testi universitari.
SU IVANO BOLONDI
Si dice che i fotografi siano cacciatori di immagini. È vero, sono come cacciatori che passano molto tempo a spiare la selvaggina, ad attendere che esca dalla tana.
Fotografare è la stessa cosa: bisogna avere la pazienza di aspettare che accada qualcosa, perché qualcosa accadrà, per forza. Naturalmente, oltre alla pazienza, l’occhio, il senso estetico, la sensibilità del fotografo, restano i fattori più importanti.
Tutti questi aspetti sono presenti nella persona di Ivano Bolondi, fotografo per passione, con piena indipendenza creativa, che dimostra d’essere un artista dai molteplici talenti, pieno di risorse inesauribili di fantasia e di verità. È secondo noi, uno dei più importanti fotografi italiani, insuperabile nell’uso del colore ed acuto osservatore della realtà quotidiana del nostro mondo. La possibilità e la voglia di viaggiare insieme alla moglie Eugenia, gli ha consentito di guardare verso il nuovo, con curiosità e desiderio di conoscenza. Proust scriveva che “II vero viaggio o scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
Esplorare, entrare in profonda sintonia con luoghi e persone come ha fatto Bolondi lo hanno arricchito profondamente negli anni e hanno avuto una grande influenza sui suoi lavori. La bella e ampia esposizione di Parma, ospitata nella prestigiosa sede di Palazzo Pigorini, unitamente a quella dedicata ai fotografi che hanno seguito i suoi workshop (“Bolondi & Friends”) ci sembra, quindi, una tappa fondamentale per una maggiore conoscenza dell’evoluzione della sua fotografia e dei suoi insegnamenti.
Queste due Mostre che rappresentano un momento di crescita culturale per la nostra città, capitale della cultura nel 2020, sono nate grazie alla collaborazione di diversi amici (Giovanni Calori, Vanni Villa, Matteo Colla, Pier Luigi Montali, Mario Artoni) e al determinante contributo finanziario da parte del Centro Sociale Universitario, Fondazione Monteparma, Lega Coop, Fotolaboratorio Bellinghi, Canepari Ingranaggi, Logos, Cral Dipendenti Sanità, Tipografia Tipocrom.
Esprimiamo un vivo ringraziamento per il loro appoggio all’Assessore alla cultura del Comune di Parma Michele Guerra e al suo staff, al Magnifico Rettore dell’Università di Parma Paolo Andrei, al Pro Rettore Paolo Martelli, al Presidente Gianni Barattieri e a tutto il Consiglio del CSU.
Un sentito e profondo grazie ad Ivano e a sua moglie Eugenia per la loro disponibilità.
Arnaldo Amadasi, Centro Sociale Universitario
Questi sprazzi di luce colorata, che le fotografie riflettono, appaiono gli equivalenti delle illuminations di Rimbaud, che le intendeva sia come intuizioni, sia come “visioni raccontate” e, se in Voyelles sono le lettere
a eccitare visioni cromatiche, a evocare immagini, suoni e sentimenti a esse associate, nelle fotografie di Bolondi sono i toni cromatici a rivestire questa funzione. Il fotografo, infatti, non racconta con parole, ma suggerisce con le immagini ciò che può essere enunciato con parole.
Massimo Mussini, storico dell’arte e della fotografia
Questi dunque sono i colori di Ivano Bolondi, queste sono le Terre da lui esplorate, immagini che felicemente si sottraggono ad ogni precisa identità; che scompaginano, infatti, le nostre certezze visive e la consueta verità delle cose spingendoci, attraverso improvvise illuminazioni, al deragliamento dei sensi, come avrebbe voluto Rimbaud. Sinestesie, appunto: perché il nostro occhio, grazie a questi colori, ‘non vede cose, ma, direbbe Italo Cavino, figure di cose che significano altre cose’ significano altre chimere, altre realtà, altre illusioni”.
Giuseppe Berti
“Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto. Vedere di nuovo quello che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno ciò che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.”
Josè Saramago