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Intervento del vicepres. Ramacci su Piacenzasera: il PNRR occasione di innovazione sociale

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) deve essere una questione di impatto, di innovazione e di rendicontazione. La discussione pubblica intorno alle importanti risorse che l’Unione Europea ha messo a disposizione del nostro paese, anche a livello locale, ci appare troppo sbilanciata sui progetti che comportano la realizzazione di “muri”, le cosiddette infrastrutture materiali. Siamo convinti, invece, che una quota rilevante di investimenti debba essere destinata alla sperimentazione ed innovazione dei servizi, per rispondere ai bisogni delle persone di oggi e di domani e migliorare la qualità della vita. Nella Missione 5 del PNRR si legge: “L’azione pubblica potrà avvalersi del contributo del Terzo settore. La pianificazione in coprogettazione di servizi sfruttando sinergie tra impresa sociale, volontariato e amministrazione, consente di operare una lettura più penetrante dei disagi e dei bisogni al fine di venire incontro alle nuove marginalità e fornire servizi più innovativi, in un reciproco scambio di competenze ed esperienze che arricchiranno sia la Pubblica Amministrazione sia il Terzo settore”.

Dentro a questa premessa fondamentale si colloca il ruolo dell’impresa sociale ed in particolare della cooperazione sociale. Per questo crediamo che il PNRR possa costituire un banco di prova per avviare nuovi modelli di collaborazione tra pubblico e privato, e per uscire da meccanismi, come quelli delle gare, che hanno evidenziato tutti i loro limiti nel generare risposte adeguate e al passo coi tempi ai bisogni della società. Sono maturi i tempi per mettere in atto nuove partnership di natura cooperativa tra pubblico e privato. Come? Potenziando le forme di integrazione e dialogo tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore, introducendo azioni di coprogrammazione, coprogettazione, accreditamento e affidamento in convenzione. E spingendosi anche più in là, sperimentando la possibilità dell’ente pubblico di partecipare alla compagine delle imprese sociali. Esistono già esperienze di questo tipo, come quella del Distretto di Lecco che ha selezionato l’impresa sociale a cui affidare i servizi socioeducativi, diventandone socio di minoranza con i poteri d’indirizzo e di vigilanza.

Per fare questo è necessario un salto culturale della Pubblica Amministrazione, che deve passare dalle competenze giudicanti alle competenze della coprogettazione. Un forte cambiamento di approccio è necessario anche nel mondo delle imprese sociali, per incrementare la capacità di innovazione (organizzativa, tecnologica, finanziaria e di modalità di risposta ai bisogni. Con una consapevolezza, l’alleanza tra pubblico e privato nella sfera dei servizi sociali è una premessa fondamentale per portare al centro i bisogni emergenti e intercettare le novità.

A sostegno di questa strategia occorre compiere un altro passo importante, il ricorso alla finanza d’impatto sociale. Con l’obiettivo di misurare dal punto di vista quantitativo ed economico le ricadute concrete e i benefici dei progetti di innovazione, per sostenerli in maniera adeguata anche sotto il profilo finanziario. Generando un ritorno per gli investitori e la conseguente redditività del capitale. Muovere capitali, come succede già da tempo nel mondo anglosassone, verso la dimensione sociale genera infatti ricchezza economica, occupazionale e sociale. Anche in questo caso occorre spingersi un poco più in là nello sforzo di cambiare approcci e modelli, per sviluppare una vera e propria cultura della misurazione dell’impatto sociale. E’ questo un criterio richiesto proprio per l’utilizzo dei fondi del PNRR, dove le risorse siano condizionate al raggiungimento di risultati economico-sociali significativi, in termini di qualità e quantità.

Fonte: www.piacenzasera.it