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Legacoop sulle parole del Vescovo Massimo Camisasca

Legacoop a fronte della grave crisi che ha travolto l’intero settore delle costruzioni e con esso importati cooperative (anche reggiane) è impegnata a limitare l’impatto negativo e le ricadute verso i lavoratori e i soci. E’ bene ricordare, e lo faremo in ogni occasione, che il movimento cooperativo reggiano è già intervenuto a difesa del prestito da soci mettendo in campo risorse pari a 24 milioni di euro. Si tratta di una solidarietà che non trova eguali in altre associazioni di categoria né in altri soggetti istituzionali, nonostante (purtroppo) le crisi che hanno generato enormi perdite di risparmio siano state in quasi tutti i settori economici.
Non ci permettiamo certamente di fare l’esegesi del pensiero di sua Eccellenza Camisasca ma siamo interessati a comprendere fino in fondo quanto Egli abbia voluto esprimere.
In questo senso, se le parole del Vescovo Camisasca si riferiscono implicitamente ad un impegno e a una disponibilità comune a partecipare a una iniziativa di solidarietà che possa risolvere i problemi delle imprese cooperative e dei loro Soci, allora con queste ci troviamo e ci troveremo sempre d’accordo.
La nostra porta è sempre aperta a chi vuole percorrere queste strade, anzi è bello e interessante che non sia soli ad affrontare problemi che attengono all’intera comunità e che altre “istituzioni” si dimostrino concretamente disponibili ad un lavoro comune su tutte le crisi territoriali.  
Se invece, il pensiero del Vescovo Camisasca sottende l’idea che la cooperativa vera, quella autentica, quella davvero vicina alle persone sia sempre quella che c’era una volta e mai quella di adesso, se poi è anche piccolina e gracile è anche meglio, rispondiamo (non concordando) proponendo un quadro che contenga ed esprima sempre squarci di prospettiva, di futuro e speranza. Proponiamo la validità del modello cooperativo che lo stesso Papa Francesco ha citato dicendo “le coop, un grande tesoro della Chiesa…dove uno più uno fa tre…sfidano tutto, anche la matematica. Per loro anche un fallimento è un mezzo fallimenti”. In questo ragionamento ci sta il principio più alto del lavorare insieme, del rischiare insieme, del condividere un benessere comune e, aggiungiamo noi, dell’ambire a dimensioni imprenditoriali importanti che consentano di competere nel mondo. La cooperativa non è un’azienda profit perché non distribuisce la ricchezza ai singoli, ma è una impresa dove le risorse accumulate sono necessarie per costruire e rinforzare il proprio patrimonio intergenerazionale che verrà lasciato ai soci che verranno. Ma la cooperativa si distingue dalle altre imprese nella dimensione democratica che ha nel prendere le decisioni da parte dei soci.
E proprio in tal senso facciamo ancora nostre le parole di Papa Francesco quando incontrando le cooperative disse: «Il socio della cooperativa non deve essere solo un fornitore, un lavoratore, un utente ben trattato: dev’essere sempre il protagonista, deve crescere, attraverso la cooperativa, nel concretizzare la speranza, nel fare insieme».
Questa è la base valoriale su cui poggia quell’enorme patrimonio cooperativo che in questo territorio conta 6.277milioni di fatturato annuo, 760.000 soci e 48.000 addetti