Sabato 12 febbraio alle 9, al Palazzo del Governatore, aprirà al pubblico la mostra I Capannoni a Parma. Storie di persone e di città, curata dal Centro studi movimenti e dall’Università di Parma (Area della Rappresentazione, Unità di Architettura, Dipartimento di Ingegneria e Architettura) con il contributo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Parma nell’ambito delle attività di Parma Capitale della Cultura 2020+21.
La mostra ripercorre la storia dei Capannoni inserendola in quella della città prima e dopo la loro edificazione negli anni Trenta, per capire le ragioni che portarono il regime fascista a costruirli, cosa essi divennero per le persone che vi abitarono e le difficoltà che le amministrazioni democratiche del dopoguerra incontrarono nell’abbatterli.
Ancora oggi, nel gergo parmigiano, viene utilizzato il termine “Capannone”: molti lo usano ma pochi, soprattutto tra i più giovani, sanno quale sia la sua origine, intimamente legata a un momento specifico della storia di Parma, allo sventramento dell’Oltretorrente da parte del regime fascista e al conseguente spostamento di molte famiglie in caseggiati ultrapopolari in zone fuori dal centro urbano: i “Capannoni” appunto, così soprannominati per la loro forma a capanna.
Oltre a una ricca sezione fotografica e documentaria riprodotta su grandi pannelli ? ricostruita attraverso un’ampia ricerca condotta in archivi pubblici e collezioni private ? in uno spazio della mostra sarà proiettato il video Capanòn di Roberto Azzali che, nei decenni passati, ha raccolto diverse e preziose testimonianze di persone che vissero nei Capannoni.
L’esposizione sarà aperta dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, e il sabato e la domenica dalle 9 alle 19 con orario continuato. L’accesso sarà libero e gratuito, ma naturalmente contingentato nel rispetto delle norme anti-Covid. Sono previste visite guidate per gruppi, su richiesta: per questo occorre scrivere a centrostudimovimenti@gmail.com.
La mostra è realizzata con la collaborazione di Archivio di Stato, Archivio storico comunale, Mup e Fondazione Museo Guatelli, e con il contributo di Comune di Parma, Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Regione Emilia-Romagna, Fondazione Matteo Bagnaresi, Cooperative Proges, Multiservice, La Giovane, Nau, Parma 80, Consorzio Zenit, Salvatore Robuschi, Cooperativa edile artigiana, Buia Nereo costruzioni, Koppel ascensori, Alberto Chiesi.