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Servizio di L’Espresso sui Workers Buyout, interviene Daniela Cervi

Il governo aiuta i lavoratori che vogliono salvare la loro azienda. Ma non abbastanza
Nella legge di bilancio entra una norma per i workers buyout che azzera le tasse per chi investe i soldi degli ammortizzatori sociali. Ma si tratta di una goccia nel mare. Flavia Terribile, economista del ForumDD: «Bisogna sostenere anche il passaggio generazionale» ScreenSud, un’azienda salvata dali workers buyout

Per i Workers buyout c’è finalmente una norma che li aiuta, ma solo in parte. I wbo sono ex dipendenti di una società che, per evitare il fallimento e la conseguente definitiva perdita del posto di lavoro, scelgono di prendere le redini dell’azienda, acquistarla, provare a diventarne titolari e salvare l’occupazione. Come? Spesso mettendoci i soldi degli ammortizzatori sociali e sperando di avere successo.

Insomma, si tratta di una mossa coraggiosa, che fino al 2015 lo Stato premiava detassando l’assegno di mobilità e concedendolo tutto in una sola tranche. Poi è arrivato il Jobs Act di Matteo Renzi e l’aiutino ai workers buyout è sfumato. Probabilmente per un vuoto normativo che però nessuno nei passati cinque anni ha mai pensato di colmare, nonostante lettere, interrogazioni parlamentari, consigli di numerose Commissioni. Fino all’attuale Legge di Bilancio: finalmente da Gennaio è stata reintrodotta l’agevolazione che, non appena arriveranno i decreti attuativi, potrà consentire ai wbo di iniettare maggiore liquidità nell’azienda che stanno ricapitalizzando.

Bene, ma non benissimo, come spiegano Flavia Terribile, economista e membro del Forum Disuguaglianze e Diversità e Daniela Cervi, responsabile dell’ufficio economico di Legacoop Emilia Ovest.

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